lunedì 20 giugno 2011

Lugano sola andata

di Elena Banfi

Aspettando un raggio di sole



C’è un luogo a Lugano dove il tempo sembra essersi fermato. Un antico caffè dalle grandi vetrate da cui non si vede il lago ma lo si percepisce. E´ nell’aria umida e profumata, nelle voci sommesse e nei colori in cui nulla stride. Da questo luogo, straordinario punto di osservazione, scrivo: é uno spaccato di mondo che é quasi impossibile cogliere fuori, quello che ho sotto gli occhi. Vecchie dame e signori eleganti, Danke, Bitte, Aurevoir. E pure i bambini qui diventano tranquilli, come per magia.
Il mio vicino dai candidi capelli e dall’aspetto austero, legge assorto la Frankfurter Allgemeine, due innamorati si guardano negli occhi scambiandosi mille promesse mentre più in là un gruppetto di amiche ciarliere si abbandona ai ricordi davanti ad una cioccolata invitante.
In questo luogo dove ogni frase è poco più che un sussurro, il tintinnio dell’argenteria scandisce il tempo, dal breakfast all’english tea, servito nella stagione fredda nell’accogliente giardino d’inverno dove troneggia imponente un samovar.
Nulla potrebbe turbare l’apparente serenità che regna sovrana.
Eppure all’esterno la vita scorre. O corre. Corrono veloci i passanti e i turisti irritati dal maltempo. Com’è triste il lago sotto la pioggia!
Io ascolto il rumore dell’acqua sui vetri e bevo il mio tè. Scuro e bollente per riscaldare il cuore mentre aspetto l’estate che tarda ad arrivare.
Ma ecco all’improvviso una luce a squarciare il cielo. È un raggio di sole che si fa largo tra le nubi grigie. Abbandono il mio caldo rifugio per respirare la fuori l’odore di terra bagnata che riesce ad arrivare fino in città. La pioggia intanto si è fatta lieve. Scivola sui miei stivali di gomma che mi invitano a non schivare le pozzanghere quando cambio itinerario per seguire quella luce insolita ma non del tutto sconosciuta E allora in Piazza Riforma ad osservare il cielo carico di presagi. Nulla…Finché un brusio mi costringe a voltarmi, qualcuno corre, dei bambini gridano. Anch’io istintivamente allungo il passo e allora lo vedo. Là, ad abbracciare il lago, un arcobaleno immenso si stende davanti ad una piccola folla muta.
Per un attimo non esisto più: sono la gente, il lago, l’arcobaleno. Dura solo un istante poi il suono di un clacson interrompe l’incanto, il traffico paralizzato riprende e la folla lentamente si disperde. Ricomincia a piovere.

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